di Alessio Consorte
Si avvicina la Santa Pasqua, la principale solennità del cristianesimo. Si celebra la risurrezione di Gesù, avvenuta nel terzo giorno dalla sua morte. Per uno scherzo dell’imprecisione umana ebraismo e chiese ortodosse la celebrano in date diverse, i cattolici sempre e comunque di domenica. Il calcolo del primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera, ha fatto litigare anche gli uomini più santi e devoti. Colpa dei calendari e di chi li compila, a meno che li incidi nella pietra è non ci sono equivoci almeno per qualche secolo.
A Milano, come sicuramente nel resto d’Italia, i supermercati sono presi d’assalto per le provviste del pranzo di Pasqua. Anche in questo momento così drammatico a causa del Coronavirus che continua a colpire anche se in lieve calo: solo in Lombardia siamo oltre i 10.000 morti dall’inizio della pandemia. Gli italiani non rinunciano alla loro santa celebrazione e così sotto un caldo primaverile i supermercati sono presi d’assalto.

Una donna anziana lamenta il troppo caldo, è in coda e sicuramente dovrà attendere ancora un paio di ore prima di arrivare a comprare le due uova di cioccolato per i nipotini. Alla vista della macchina fotografica esplode di rabbia : ”Dite che non ci offrono nemmeno una bottiglietta di acqua. Viviamo in uno Stato che neppure una bottiglia di acqua sa offrire: non dico la mascherina, quella me la sono cucita da sola, visto che in giro non si trovano…”
In un’altra zona di Milano stessa situazione: fila interminabile. Un signore si avvicina al banco per la raccolta alimentare (offerta dal Comune di Milano) da destinare ai più poveri ed i ragazzi che gratuitamente collaborano al servizio, esultano. Non tutti riescono ad essere magnanimi, in una situazione così compromessa. L’anziano lascia i suoi pacchi di pasta offerti e si incammina, guardando la lunga coda, un serpente metropolitano di piccola e grande disperazione. L’ha fatta anche lui e finalmente ora può tornare nella sua abitazione. Davvero possiamo rimpiangere quei faraonici non-luoghi che sono i centri commerciali o dobbiamo entusiasmarci per gli acquisti on line?

L’imperativo è sempre lo stesso: restare a casa, mantenere la distanza sociale, non contaminarsi, forse anche non commiserarsi. Quando la fila è all’ingresso di un supermercato è lo specchio della povertà, quando è per uscire lungo le casse, sembra la conferma del benessere, di un consumismo effimero ma rassicurante. Ora è forse solo un ricordo, piacevole ma lontano.
Quale che sia la peste, Antonina, di Giustiniano o bubbonica, ecco un breve vademecum da rispettare:
Non è possibile raggiungere la seconda casa, l’ultima circolare dal ministero degli Interni vieta il trasferimento presso le case diverse da quella di domicilio. Non bisogna lasciare la propria abitazione, per raggiungere parenti anche poco distanti da casa. E per tutti gli spostamenti vale sempre l’obbligo dell’autocertificazione per seri e comprovati motivi. Le Chiese sono aperte ma non si svolgeranno celebrazioni con i fedeli.
Chi viola le regole è soggetto a multe da 400 a quattromila euro. La violazione della quarantena da parte di chi è positivo al Covid-19 prevede la carcerazione per reato contro la salute pubblica aggravato da intenzioni delittuose.
Peccato che in strada si vedano ancora tantissimi senzatetto, senza mascherine: dato che hanno un prezzo, potrebbero provvedere gli enti preposti a donarle e farle indossare come obbligo durante gli spostamenti. Certo preoccupa che le persone più vulnerabili non siano state controllate, quantomeno con un tampone. Paradossi delle epidemie: nell’epoca della sorveglianza invisibile i poveri e i senza tetto sono sempre più visibili.