di Alessio Consorte
Dopo lo stop forzato il settore pianifica la ripartenza con un taglio più digitale e virtuale: spiegano questo nuovo corso il regista del fashion Sergio Salerni e l’esperto di immagine Alex Pacifico. Sarà il momento di valorizzare ancora di più il Made in Italy dalle location agli stessi casting.
La moda non si ferma e prepara il suo contrattacco ad un virus che di certo non sconfiggerà la proverbiale creatività italiana.
Milano capitale indiscussa della moda affronta il suo momento più doloroso e distopico. Vetrine prese d’assalto da turisti e clienti di tutto il mondo, da circa quaranta giorni sono diventate spettatrici inermi di un disastro globale.
Stop a servizi fotografici, casting e party con super luci e musica proposta da dj internazionali.
Il fashion system ha bisogno della sua pausa di riflessione e tornare a costruire capi e tendenze che superino le incertezze del tempo come sottolinea in una recente lettera al WWD Women’s Wear Daily rivista di moda americana, il Re della moda Giorgio Armani.

E che dire dell’esasperazione da social: un vortice che risucchia, in modo rapido, pubblicazioni di super set di campagne pubblicitarie, bruciando tutta la forza economica delle produzioni in tempi record, in attesa di ricominciare tutto daccapo.
I social richiedono immagini sempre più all’avanguardia con un refresh nuovo ed avvincente, molto fluido e con significati proiettati più che mai su vari livelli. Servizi fotografici sempre più costosi con super modelle il cui budget va oltre i vecchi mega contratti del geniale Gianni Versace, il primo ad inventare il mito della top model. Star reali che diventano virtuali e viceversa, in un gioco di specchi e di finzione digitale dove tutto sembra diventare liquido, indefinito.
Una volta la filiera del servizio fotografico seguiva l’iter della creazione e della vendita di un’intera collezione. Due campagne pubblicitarie stagionali, con l’aggiunta di un look book per i dettagli dei capi, erano la formula perfetta. Il mondo di instagram ha stravolto questo meccanismo, coinvolgendo le migliori griffe nella febbre da social, catapultandole nella corsa all’oro dei like: si sono forse triplicati i servizi di moda, amplificandoli poi sui profili di influencer e youtuber, talvolta innovativi, in altre occasioni semplicemente autoreferenziali.
In questo caos di corse alla velocità della luce con brusche frenate che possono portare a destinazioni imprevedibili e mondi sconosciuti, la moda riflette e inevitabilmente cambia.
Come? Lo abbiamo chiesto al più grande regista di moda e creatore di sfilate di successo: da Dolce & Gabbana a Gucci, Armani, Versace e tanti altri grandi stilisti. A rispondere a tutte le nostre domande è Sergio Salerni.
Sergio, le sfilate uomo di giugno sono vicinissime e a fine settembre sfilerà la moda donna, eventi di livello internazionale. Come cambieranno questi appuntamenti al tempo del coronavirus?
“Probabilmente gli eventi di giugno salteranno, a meno che qualcuno non farà un evento molto personalizzato. Il problema è che a giugno non credo ci saranno brand con la collezione pronta e ci sono alcuni clienti che stanno organizzando per luglio. Tendenzialmente con la decisione della Camera della Moda le sfilate saltano e passano a settembre. E’ probabile che sia a settembre che a febbraio sfileranno la donna e l’uomo in simultanea. Ci sono due scenari che si possono verificare: la prima ipotesi è che la gente non potrà stare seduta vicino e quindi si dovranno trovare delle location con spazi molto grandi, si parla di quattro/cinque volte gli spazi che utilizziamo normalmente. Sicuramente si dovrà tagliare di molto la quantità di persone presenti a questi eventi. Anche nei back stage si dovrà lavorare con spazi diversi, ed in piena regola delle future norme anti Covid. La seconda, e sarebbe quella più drammatica, è che la gente non possa viaggiare e allora li sarà spostato tutto sul virtuale. Si produce un evento virtuale e poi tutto il mondo se lo guarderà in streaming. Questo già lo si fa, ma è chiaro che bisognerà organizzarsi anche per la stampa e per i buyer.”
Gli influencer che forse sono i veri protagonisti della “febbre da social” che ruolo potranno avere senza il loro primo posto nelle migliori sfilate?
“Ammesso che qualcuno possa partecipare ad una sfilata su Milano anche se distanziati, gli influencer saranno sicuramente tra i primi ad essere invitati. Secondo me gli europei potranno sicuramente partecipare, perché a settembre dovremmo essere in grado di muoverci abbastanza agevolmente. Chi è interessato alla Fashion Week, anche se magari non potrà prendere l’aereo, ma con i treni si viaggia lo stesso benissimo. Nel caso non si possa viaggiare, avranno un ruolo ridotto, ma saranno ben presenti perché i follower possano avere delle informazioni in anteprima e quindi potranno svolgere una funzione importante per quello che riguarda la loro sfera d’influenza: per cui loro potranno comunicare per primi ai loro follower quelo che succede nella moda. L’aspetto glamour del logo wall, dell’ingresso vip del party questo mancherà senz’altro…”
Quale sarà la tua ricetta vincente per aiutare gli stilisti a far conoscere le loro collezioni in questi nuovi scenari?
“Ho una ricetta che sto elaborando insieme al mio staff, e noi reputiamo possa essere una soluzione geniale, ma al momento non posso comunicarvela ed è ancora da perfezionare. Però è una ricetta che si baserà su evento virtuale con mezzi molto all’avanguardia con riprese emozionali. Stiamo lavorando sull’emozionalità delle riprese.”
Il virtual wear prenderà il posto dello street wear come fonte di ispirazione?
“Io sono molto più per lo street wear. Lo street wear è una fonte inesauribile di creatività e di idee, tu hai miliardi di persone che interpretano la moda e che la sviluppano e puoi contare su un bacino immenso di creatività. Il virtual wear è più sofisticato, più tecnologico ma anche più costruito.”
Da sinistra le supermodelle Daniela de Jesus – Catalina LLanes Acevedo e Cicelys Zelis
Anche il mondo delle agenzie di moda inizia a soffrire il duro stop della quarantena: servizi fotografici bloccati, eventi cancellati. Una realtà che a livello imprenditoriale già mostrava segni di fatica prima del coronavirus, per via della concorrenza spietata e delle troppe agenzie nate nel giro di pochissimi anni. Abbiamo chiesto cosa sta cambiando ad Alex Pacifico, esperto di immagine e titolare della omonima agenzia affermatasi negli ultimi anni nel mondo della moda e dello spettacolo.
Alex come si stanno organizzando le agenzie di moda per fronteggiare questo duro stop alle produzioni?
“La situazione e’ davvero complicata: molte agenzie hanno un portfolio di modelle/i esteri per i quali oggi ci sarà almeno in Italia poco lavoro poiché sono rientrati quasi tutti nei loro paesi di origine o dove hanno le loro famiglie.
Le agenzie stanno lavorando in smart working da casa da più di un mese, ma la ripresa sarà durissima, dopo l’annullamento di tutti gli show, shooting e produzioni.
La nostra forza sarà promuovere il Made in Italy.”
Quali restrizioni ci saranno durante i servizi fotografici e quando potranno riprendere a pieno regime?
“Oggi organizzare una produzione cinematografica o uno shooting ha molteplici restrizioni, tra le quali la difficoltà di creare immagini corali per non creare assembramenti sui set e ci saranno molte norme da rispettare a tutela delle persone coinvolte sul lavoro. Ci vorranno molta buona volontà e pazienza.”
Come avverranno i futuri casting, nasceranno modalità del tutto nuove?
“Ad oggi noi personalmente come agenzia, lavorando con Attori stiamo facendo provini per produzioni che dovrebbero ripartire in estate in accordo con i casting director attraverso dei self tape, cosa che accadrà anche nella moda con video di presentazione e immagini reali dei modelli che saranno poi sottoposti ai clienti. Il digital sarà la nuova formula di comunicazione e di maggior lavoro.”
Torneranno in primo piano modelle e modelli italiani, visto che la pandemia ridurrà al minimo le presenze di artisti stranieri nel fashion system?
“Se così realmente fosse è il momento giusto per cogliere l’occasione per realizzare produzioni e campagne pubblicitarie con attori e modelli italiani.
L’Italia è stata la capitale della moda indiscussa negli anni 80 e 90: gli stilisti, i fotografi più famosi, le sfilate e le campagne tutte firmate made in Italy. Poi nel tempo c’è stata troppa esterofilia dando più prestigio ad un servizio fotografico o una campagna pubblicitaria realizzati a New York o a Parigi.
Oggi più che mai non dobbiamo dimenticare che nel nostro Belpaese i talenti ci sono: ora è il momento di tornare ad essere ancora più ‘grandi’ sfruttando le nostre risorse ricche di bellezza e di professionisti. Tutto questo senza dimenticare che le carriere più importanti di modelle e modelli che oggi godono di una di fama internazionale devono il loro successo proprio all’Italia. Ora più che mai attori e modelli saranno in prima linea tutti firmati Made in Italy.”

Beh !! articolo stupendo ed efficace