Un nuovo test sul cacao in polvere ha trovato ancora troppo zucchero in quasi tutte le referenze, ma anche la presenza di alcuni contaminanti come oli minerali e cadmio.
La rivista tedesca Öko-Test torna ad analizzare uno dei prodotti più amati dai bambini per la prima colazione o la merenda: il cacao in polvere. Per la nuova indagine sono state prese a campione 16 polveri di cacao, di cui 7 biologiche.
Si tratta di referenze tipiche del mercato tedesco ma non può mancare ovviamente il cacao in polvere più noto e acquistato anche in Italia, il Nesquik Nestlé. In laboratorio, ogni cacao (tutte le marche scelte presentavano il prodotto come rivolto specificatamente ai bambini) è stato analizzato per:
Sono state controllate anche le etichette dei prodotti per valutare eventuali carenze nella dichiarazione dei valori nutrizionali, la dimensione della porzione specificata e le indicazioni del Nutri-Score.
Secondo quando scoperto (anzi per meglio dire confermato) dal nuovo test, il cacao in polvere può contenere tracce (entro i limiti) di oli minerali come il MOSH e cadmio (metallo pesante), due sostanze potenzialmente pericolose in quanto, come ricordano gli esperti tedeschi:
I MOSH si accumulano nel tessuto adiposo umano e nel fegato. Sono probabilmente il più grande contaminante nel corpo umano e si trovano in sette polveri di cacao nel test. Il metallo pesante cadmio, contenuto in cinque polveri, si accumula soprattutto nel fegato e nei reni e può danneggiare gli organi per un lungo periodo di tempo.
Nulla sembra essere cambiato anche sotto il fronte dello zucchero, davvero eccessivo in questi prodotti: sono 10 su 16 le bevande che contengono più dell’80% di zucchero. Proprio lo zucchero è ancora l’ingrediente principale nelle polveri di cacao (e non il cacao come ci si aspetterebbe). La cosa è particolarmente preoccupante se pensiamo che si tratta di prodotti principalmente rivolti ai bambini.
Anche le condizioni di coltivazione del cacao rimangono problematiche e le violazioni dei diritti umani continuano ad essere un serio problema da affrontare. Il cacao viene infatti coltivato nei paesi del Sud del mondo e la filiera non è sempre trasparente.Secondo gli esperti tedeschi, i certificati Fairtrade e Rainforest Alliance sono ora lo standard minimo per la polvere di cacao nel test ma, nonostante i buoni propositi, queste certificazioni “presentano aree grigie”.
C’è poi il discorso che riguarda l’uso di pesticidi tossici che danneggiano la salute dei coltivatori e l’ambiente. I fornitori dovrebbero almeno garantire che non vengano usati quelli inseriti nell’elenco dei più pericolosi dal Pesticide Action Network (PAN) . Ma delle 338 sostanze, sia Fairtrade che Rainforest Alliance coprono meno della metà. Anche qui i prodotti biologici hanno un vantaggio, poiché la stragrande maggioranza dei pesticidi è vietata nella coltivazione biologica.
Infine, un ultimo problema è l’abbattimento illegale di foreste pregiate per dare spazio agli alberi di cacao, un caso non raro. Come avrete capito, dietro alla nostra polvere di cacao si nasconde una situazione estremamente complessa, sia in termini di contaminazione del prodotto stesso che ambientale e dei diritti dei lavoratori.
Dal test non emergono dei veri e propri prodotti consigliati, nessuno ottiene infatti un semaforo completamente verde. Raggiungono un soddisfacente o sufficiente alcune referenze tipiche del mercato tedesco, tra cui il Goody Cao di Lidl (che non sappiamo però se sia lo stesso identico prodotto venduto in Italia). Proprio come nel test precedente, il cacao peggiore si conferma essere il Nesquik, insieme al Kaba, giudicati “insufficienti”, insieme alla referenza biologica Caribo.