Arrestato in Venezuela, il caso del cooperante italiano fa il giro del mondo: i dettagli
Il caso della carcerazione e della successiva liberazione dopo 21 giorni di detenzione di Cecilia Sala ha sicuramente fatto il giro dell’Italia, ma non solo. La giornalista, infatti, è riuscita a ritornare in libertà dopo un periodo di tempo decisamente più breve rispetto a quello che lei stessa ma anche tutti gli italiani temevano che sarebbe servito.
È stata probabilmente questa celerità del governo italiano e di chi si è occupato della liberazione della giornalista a spingere la famiglia di Alberto Trentini a farsi sentire e a rivolgere un appello direttamente ai politici italiani, dopo aver percorso la strada del silenzio stampa per le prime settimane, sperando che favorisse le trattative per il rilascio.
Alberto Trentini, cooperante 45enne originario di Venezia e impiegato presso la ong internazionale Humanity & Incluson, è stato arrestato il 15 novembre 2024 e da quel giorno nessuno ha più notizie di lui: il punto della situazione.
Sul caso dell’incarcerazione del cooperante internazionale italiano Alberto Trentini si hanno davvero poche notizie. Le uniche certezze sono che l’arresto è avvenuto sulla strada che da Caracas porta a Guasdualito e che il 45enne è stato portato nel carcere di Caracas: a suo carico, ad oggi, non è stata formulata alcuna accusa e non sono note le sue condizioni di detenzione, né di salute. Al momento, nessuno ha potuto né vedere, né parlare al cooperante, nemmeno l’ambasciatore italiano in Venezuela.
Dopo aver scelto la strada del silenzio stampa, sperando che favorisse le trattative della liberazione così come inizialmente avevano chiesto anche i genitori di Cecilia Sala, oggi i famigliari del cooperante hanno deciso di parlare ed hanno chiesto al governo di impegnarsi per la sua liberazione.
Il 7 gennaio scorso, una risoluzione della CIDH di cui fa parte il Venezuela con altri 33 paesi americani chiedeva alle autorità del paese sudamericano alcune informazioni relativamente alle condizioni di Alberto Trentini. Il documento, il cui testo non è stato concordato con la famiglia del cooperante, propone inoltre una ricostruzione dei fatti sulla quale però la famiglia non concorda: il CIDH, infatti, sostiene che il giorno prima del fermo Trentini abbia inviato un messaggio Whatsapp nel quale esprimeva la volontà di lasciare la ong.
Al momento, però, non si sa altro: il PD, dal canto suo, ha presentato al Ministro degli Esteri Antonio Tajani un’interrogazione urgente per capire quali siano le iniziative del governo per garantire ad Alberto il rispetto di tutti i suoi diritti, processuali e di detenzione.
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