Denuncia una violenza ma l’ospedale distrugge tutti i reperti: servivano a trovare la droga dello stupro nel sangue

Denuncia una violenza ma l’ospedale distrugge tutti i reperti: servivano a trovare la droga dello stupro nel sangue

Denuncia una violenza ma l'ospedale distrugge i reperti (ildemocratico.com / pixabay)

Carabinieri
Denuncia una violenza ma l’ospedale distrugge i reperti (ildemocratico.com / pixabay)

La violenza, quindi la denuncia e le analisi: poi spariscono i reperti

La vicenda di cui parliamo oggi è accaduta a Roma, in un parcheggio a Settecamini: qui una giovane di 20 anni avrebbe subito una violenza sessuale da parte di un 36enne, prontamente denunciato, con il quale avrebbe avuto un appuntamento per via di colloquio per il lavoro da ragazza immagine in una discoteca della Tiburtina.

Al presunto colloquio il “promoter” si sarebbe approfittato di lei e, dopo la denuncia, gli inquirenti hanno subito prelevato campioni di sangue, urine e materiale biologico dal corpo della 20enne così da poter eseguire le indagini e confermare le accuse: al termine di una prima fase investigativa, in effetti, il 36enne è stato arrestato.

A un certo punto, però, tutto il materiale raccolto e cruciale per l’andamento dell’indagine è stato completamente distrutto dall’ospedale a cui era stato affidato: ecco cos’è successo.

Narcotizzata e violentata: le ipotesi degli inquirenti

Chi ha indagato, al termine della prima fase di lavoro ha dato ragione alla vittima e il 36enne è stato arrestato e posto alla misura degli arresti domiciliari, in attesa dell’udienza di convalida del GIP: l’accusa è quella di violenza sessuale, aggravata dalla minorata difesa della vittima. Secondo gli inquirenti, infatti, il presunto promoter avrebbe stordito la 20enne con dei narcotizzanti, motivo per il quale tra le accuse c’è anche quell’aggravante che, se confermata, complicherebbe di non poco la sua posizione.

Provette e tamponi eseguiti sul corpo della 20enne in sede di denuncia sarebbero quindi stati cruciali per l’avanzamento delle indagini e, soprattutto, per provare definitivamente o smentire del tutto l’ipotesi della narcotizzazione, forse avvenuta mediante la droga dello stupro nota anche come ghb: tutto ciò, però, non esiste più.

Laboratorio medico
Narcotizzata e violentata: le ipotesi degli inquirenti (ildemocratico.com / pexels)

Cos’è successo ai reperti

Tutti i reperti riferiti alla denuncia della 20enne in relazione alla presunta violenza subita dal 36enne sono stati buttati via: questo è quanto conferma l’ospedale San Filippo Neri, nel quale erano stati prelevati. Secondo la clinica che li ha ricevuti, l’ospedale Santo Spirito, sarebbe però stata rispettata in pieno la legge che prevede che ciò che arriva in laboratorio senza la catena di custodia debba essere eliminato.

La procura ne aveva subito disposto il sequestro ed è proprio questo il punto: perché, nonostante tale disposizione, i reperti sono giunti al laboratorio dell’ospedale Santo Spirito senza alcuna protezione? A causa di questo errore, le prove sono state contaminate e quindi sono diventate inutilizzabili, poiché impossibile provarne l’integrità.