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Matteo Salvini distrutto dalla Corte di Cassazione: i test antidroga così come sono non vanno bene

Alla Cassazione così non va bene: che smacco per Matteo Salvini

Il Ministro per i trasporti e per le infrastrutture Matteo Salvini, nel corso degli ultimi mesi del 2024, si è dedicato interamente alla riforma del Codice della Strada. Entrato in vigore nella versione aggiornata il 14 dicembre 2024, ha già dato i suoi effetti, soprattutto in alcuni specifici settori.

Il primo e più importante ambito nel quale si sono viste conseguenze è quello della guida sotto l’effetto di sostanze alcoliche: per quanto sia presto per dire se la stretta sia stata efficace nel prevenire incidenti e morti sulla strada, il calo degli introiti di ristoranti e negozi per quanto riguarda gli alcolici dà segno del fatto che gli italiani, quando devono mettersi al volante, bevono meno.

Altro punto sul quale Matteo Salvini ha apportato enormi novità è quello della guida sotto l’effetto di stupefacenti: nel nuovo Codice della Strada, infatti, per accertare la positività è sufficiente un test antidroga che risulti positivo. Non è più necessario, quindi, verificare che il conducente del mezzo sia effettivamente incapace di guidare, cosa che invece era necessaria prima della riforma. La Corte di Cassazione, però, ha ribaltato tutto: cosa sta succedendo.

Test antidroga, la Cassazione smentisce Matteo Salvini: non vanno bene

Come abbiamo anticipato, con il nuovo Codice della Strada e soprattutto il nuovo articolo 187 non è più necessario che l’agente verifichi, dopo un test antidroga positivo effettuato ad un conducente di un mezzo di trasporto, che la persona non sia in grado di guidare: la positività, infatti, basta per incriminare quel preciso cittadino. La Corte di Cassazione, intervenendo su alcuni fatti precedenti alla normativa, ha però smentito questo punto: secondo gli ermellini, i test salivari e gli esami delle urine presi da soli non sono sempre affidabili.

Entrambi, ma soprattutto quelli effettuati sulle urine, possono risultare positivi perché rilevano tracce di sostanze stupefacenti assunte anche molto tempo prima: per questo motivo, non possono essere l’unico strumento di verifica della lucidità del guidatore.

Test antidroga, la Cassazione smentisce Matteo Salvini: non vanno bene (ildemocratico.com / pexels)

La proposta della Cassazione

Secondo la Corte di Cassazione, l’unico test che può effettivamente restituire un quadro di ciò che il guidatore ha assunto o meno nelle ore precedenti al controllo è l’analisi del sangue: in questo modo, si sa con certezza se si trova o meno in una condizione di alterazione psicofisica.

Gli ermellini, però, hanno aggiunto anche che in fase di posto di blocco non è sufficiente basarsi solo ed unicamente sul test effettuato al conducente del mezzo: non si può prescindere, infatti, dalla verifica dell’alterazione psicofisica. Gli agenti dovrebbero quindi verificare la coordinazione della persona che si trovano di fronte, nonché i suoi riflessi e il suo stato psico-fisico ed emotivo.

Giulia Belotti

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