Diego Armando Maradona, in quattro contro al chirurgo Leopoldo Luque: “Non doveva operarlo”

Il processo sulla morte di Maradona: le accuse (ildemocratico.com / Foto da Facebook @Diego Armando Maradona)
Sotto accusa un neurochirurgo che operò Maradona: quali sono i punti critici
Nato il 30 ottobre 1950, Diego Armando Maradona è scomparso il 25 novembre 2020 lasciando nel dolore e nel lutto milioni di tifosi in tutto il mondo. Soprannominato El Pibe de Oro, cioè “il ragazzo d’oro“, è ancora ad oggi considerato uno dei calciatori più forti di tutti i tempi e le sue prodezze con la palla al piede dettano ancora scuola, soprattutto nelle giovani generazioni.
Dietro alla sua morte, però, c’è un complesso caso giudiziario che vede accuse e controaccuse anche molto pesanti. In queste ultime ore, nel corso della decima udienza del processo legato proprio alla scomparsa del calciatore, quattro medici hanno apertamente mosso un’accusa contro il neurochirurgo Leopoldo Luque, responsabile dell’intervento chirurgico effettuato il 3 novembre 2020: quali sono le loro motivazioni.
Il processo sulla morte di Maradona: le accuse
Secondo quanto racconta La Nación, uno dei principali quotidiani argentini, i quattro medici sarebbero concordi nell’affermare che l’operazione eseguita dal neurochirurgo per l’asportazione di un ematoma subdurale non fosse necessaria. A causa di queste accuse, quindi, Luque è oggi inserito tra i sette imputati accusati di omicidio semplice. “Non c’era alcuna urgenza per intervenire” ha sostenuto Guillermo Burry, neurochirurgo e direttore di neurologia dell’ospedale di La Plata, presso cui Diego Armando Maradona è stato ricoverato il 2 novembre 2020. A suo dire, quel giorno lui stesso aveva suggerito di stabilizzare il paziente prima di operarlo, soprattutto in vista delle sue molte commorbità. “Una cattiva gestione post-operatoria avrebbe potuto peggiorare le sue condizioni“, ha aggiunto.
Secondo Burry, è stato Luque stesso ad insistere sulla necessarietà di quell’intervento di asportazione dell’ematoma subdurale, definito da lui stesso “troppo grande” per rimanere in sede. Il neurochirurgo, quindi, ha poi proceduto all’operazione nonostante il parere contrario dei colleghi.

I pareri degli altri medici
Dello stesso parere di Burry è anche il medico traumatologo Flavio Tunessi, medico della squadra di calcio Gimnasia y Esgrina, al tempo allenata da Maradona. A suo dire, l’ematoma a quel tempo non era il motivo principale per il quale il calciatore era stato ricoverato: nel primo ospedale, quindi, il team medico si era rifiutato di operarlo vista la contrarietà degli specialisti. Di fronte a quel no, però, Luque si è proposto di portarlo a Buenos Aires e di operarlo in sede.
Maradona è stato quindi trasferito alla clinica Olivos a Buenos Aires da Luque: “Non c’erano familiari presenti. Fu lui a parlare con Diego e a convincerlo che bisognava operarlo. Maradona si fidava delle sue parole” ha sostenuto un altro specialista, il medico clinico Marcos Correa.