“Basta coffee break o ti licenzio”: ufficiale, approvato il DECRETO CAFFE’, cacciato su due piedi se ne fai troppe I Lo dice la Cassazione

Pausa caffè (Fonte: Canva) - www.ildemocratico.com
Con quello che è stato definito decreto caffè, la Cassazione ha reso legittimo il licenziamento per aver fatto troppe pause. Sveliamo i retroscena di questa storia.
Ogni dipendente, a prescindere che sia del settore pubblico o privato, ha dei diritti ma anche dei doveri da dover rispettare per poter mantenere il proprio impiego. Sul contratto di lavoro sono presenti tutti i punti salienti di cosa si può e non si può fare.
In merito alle pause, oltre a quella prevista per il pranzo, ci sono dei momenti di break obbligatori che vengono decretati nel contratto, come vi dicevamo in precedenza e queste dipendono anche dal numero di ore lavorate. Per esempio chi lavora 8 ore al giorno ha diritto a brevi pause, per esempio per bere un caffè, andare in bagno, bere un bicchiere d’acqua, così come chi lavora 6 ore ha diritto a una pausa minima non inferiore ai 10 minuti, stabilita da contratto.
Sono tutte informazioni che potrete reperire dal vostro datore di lavoro quando iniziate a lavorare in quell’azienda. C’è chi però sfora di proposito pensando di non incappare in conseguenze gravi, ma la sentenza della Cassazione ribalta questa teoria, se fate troppe pause caffè vi possono licenziare.
Il caso in questione in merito alla pausa caffè
Come vi dicevamo, ogni dipendente, in base alla propria situazione lavorativa, al numero di ore lavorate al giorno e alla mansione svolta, ha diritto a determinati momenti di pausa, oltre alla pausa pranzo, non retribuita. Come riportano da adecco.it, per esempio i conducenti professionisti dovranno prendersi una pausa di 45 minuti ogni 4 ore e mezza di guida, così come i videoterminalisti devono fermarsi 15 minuti ogni 2 ore trascorse davanti al monitor e così via.
In questo specifico caso, un addetto responsabile della raccolta rifiuti si concedeva frequenti e prolungate soste in alcuni bar dei Comuni dove avrebbe dovuto svolgere il proprio servizio. Pause non autorizzate e accertate tramite le indagini svolte da un detective privato assunto dall’azienda e dai controlli del GPS installato sui vari mezzi aziendali.

La decisione della Cassazione
Questo caso, letto su Brocardi, è stato definito dagli utenti come decreto caffè, in quanto questo dipendente è stato licenziato per aver effettuato troppe pause caffè. Ecco che cosa ha dichiarato la Cassazione, legittimando quindi il licenziamento imposto dall’azienda.
Dopo aver argomentato questa scelta, è stato ritenuto proporzionato il licenziamento al dipendente per quattro motivi: la reiterazione delle condotte svolte dall’ex dipendente; la presenza di precedenti disciplinari atti nei suoi confronti; il richiamo formale verso di lui dall’ente committente e la natura fraudolenta della sua condotta nei confronti dell’azienda, come per esempio la timbratura regolare del foglio presenze e così via.